La dipendenza affettiva è una condizione che si manifesta nell’assolutazione dedizione all’altro ma soprattutto nell’affidare agli altri i propri bisogni scambiandoli per i suoi. Determina progressivamente la riduzione della propria individualità e indipendenza, sviluppandosi nel mancato interesse di tutto ciò che non riguarda la relazione o l’oggetto d’amore.
Il valore della persona, la fiducia in sé stessi, trae origine e conferma nel giudizio e nello stato umorale dell’altro. Quando si “ama troppo” o si ha “troppa fame di amore” ci si dimentica di sé stessi e si vive nell’ansia e nel timore di essere esclusi, annullati o abbandonati. Essere vicino all’altro è desiderio e dannazione nello stesso frangente, e il comportamento segue il profondo vuoto e senso di smarrimento.
Secondo quanto sostenuto nel Dizionario di Psicologia di U. Galimberti (1992) l’individuo dipendente, “avendo una scarsa fiducia in se stesso, fonda la propria autostima sulla rassicurazione, sull’approvazione altrui ed è incapace di prendere decisioni senza un incoraggiamento esterno».
Alla minaccia di abbandono rispondono con l’avverarsi della profezia: abbandonando in anticipo.
Risulta tutt’oggi che la grande maggioranza di soggetti dipendenti affettivi sia di sesso femminile di età variabile.